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mercoledì 5 maggio 2010

Un indovino mi disse

Chi di noi occidentali, nel mondo di oggi, crede ancora alle profezie o alle superstizioni? chi di voi, più che altro, sarebbe disposto a stravolgere i propri progetti o a modificare parte della propria vita per dare retta alle visioni di qualche veggente? Pochi credo, forse nessuno.
Invece è proprio quello che Terzani decide di fare nel 1993, dopo un incontro casuale ad Hong Kong, avvenuto sedici anni prima, con un indovino cinese. Passa molto tempo da allora, ma le parole della profezia, che gli consigliavano di non volare in quell anno, se voleva sfuggire alla morte, non sono state dimenticate.
La scelta di rinunciare a prendere aerei risulta estremamente difficile, considerando il lavoro che Terzani svolge in quel momento come corrispondente nei paesi asiatici per il settimanale Der Spiegel, ma per lui rappresenta una sfida a cui non vuole rinunciare e forse anche una scusa per rallentare, dopo anni di viaggi in aereo, orari e scadenze da rispettare. 
Da questa decisione ne nasce un viaggio, lungo dodici mesi, attraverso l' Asia, da Hong Kong al Laos alla Birmania, dal Vietnam in Malesia, dalla Thailandia, a Singapore, fino in Europa, e ne nasce un libro che è un racconto delle avventure vissute per varcare i confini tra una nazione e l'altra, dei viaggi in treno e di quelli in nave, contro le leggi cinesi che sull'acqua consentono solo il trasporto di merci, ed è un diario, che descrive i luoghi visitati, riporta le impressioni di fronte al cambiamento radicale subìto dai paesi orientali nel corso di pochissimi anni e insegna al lettore ad osservare il mondo con occhi diversi, a soffermarsi sui dettagli, sulle persone e a comprendere e rispettare culture distanti anni luce da quelle occidentali, dove le profezie non appartengono al passato, ma sono ancora ben presenti nella vita quotidiana.
Durante questo viaggio infatti, Terzani affronta incontri con diversi santoni e guaritori sempre con grande scetticismo, che non gli impedisce però, di provare anche un profondo rispetto per questi sciamani e per quelle persone che si affidano ciecamente ai loro consigli.
Attraverso gli occhi del giornalista, che ci documenta passo dopo passo i suoi lenti e faticosi spostamenti senza utilizzo di aerei, il mondo si mostra con le sue reali dimensioni, le distanze riacquistano il loro valore, i luoghi il loro significato e il tempo si dilata, lasciando lo spazio per riflettere e per comprendere anche quegli aspetti che non si conciliano con le logiche che guidano la nostra vita.
"Il viaggiare in treno o in nave m'ha ridato il senso della vastità del mondo e soprattutto m'ha fatto riscoprire un'umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare, dimentica quasi l'esistenza: l'umanità che si sposta carica di pacchi e di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa." Così spiega Terzani, e  forse sono queste le parole che esprimono in modo chiaro cosa significa veramente viaggiare.